giovedì 13 settembre 2012

Day 9

Come da promessa, stamattina Alex si è presentato davanti a casa mia. Tra noi c'è stato un semplice scoccare di sguardi. Sono salita sulla sua Ninja, mi sono messa il casco, e ho lasciato che lui mi guidasse dove voleva. Fanculo la scuola! Fanculo i vampiri! Fanculo tutto! Adoro la velocità. Adoro la sua moto. Guardare l'asfalto che corre via sotto di me, gli alberi, le case, le macchine, mi dà un senso di libertà che neppure Born of Fire, alle mie orecchie, può donarmi.

Mi ha portata in città. In mezzo alla gente comune. Abbiamo evitato i soliti posti. Il 'Livello' è sempre ricolmo di anime mezze fatte, io avevo bisogno di ben altro. Il centro storico, la gente anormale (per me) che ti guarda come fossi qualcuno da temere, i punkabbestia che chiedono monete mentre accarezzano i loro cani rasta, i neri che vendono libri, e gli Umarells che discutono del futuro dell'umanità. Avevo bisogno di respirare aria torbida, ricolma di tossine, smog, odori che non mi ricordassero la campagna. Tombe doveva finire nel dimenticatoio per qualche ora, e Alex l'aveva capito perfettamente.

Ci siamo seduti a un tavolino. Ci siamo guardati senza dire una parola. Poi mi sono allungata verso di lui, e finalmente è scoccato un bacio. Quanto tempo è passato dall'ultima volta? Neppure ricordavo più il suo sapore. Assaggiatolo, però, non volevo più staccarmi. La cameriera ha aspettato al nostro fianco finché non mi sono saziata; Sex Murder Art pretendeva che consumassi il mio compagno lì dove stavo. Ma il comune senso del pudore... La ragazza ha lasciato sul tavolino i nostri drink, qualche patatina, e un sorriso timido. Un sorso di vita gassata, per una volta non amara e metallica come il sapore del sangue. Non sapevo cosa dire. Ero felice ma non sapevo esternarlo.

«Voglio aiutarti», mi dice con lo sguardo torvo. Lo guardo senza capire. Lui aggiunge «Con i mostri...».
«No!», lo guardo come se avesse sparato la più grossa stronzata del secolo. La magia è passata. Sono di nuovo incazzata col mondo «Neppure nel tuo sogno più perverso».
«Hai bisogno d'aiuto - dice - Da sola non puoi...». 
«Ecco l'eroe senza macchia che vuole salvare la principessa dal drago», lo sfotto senza mezzi termini «Quanto tempo pensi di durare con quelle bestie? Le hai viste all'opera, e se mi ricordo bene non ci hai fatto una figura da supereroe. Tutt'altro. Ti sei pisciato sotto come un bambino».
«Anche tu, se è per questo...», mi prendo nota di fare un cazziatone a Frate Tac che ha rivelato certi dettagli dell'ultima batosta che ho subito «Già! Ma io ne ho affrontati quattro. Due li ho fatti fuori. Nel frattempo mi hanno spezzato questo braccio di merda, e mi hanno fatto il culo a strisce. Senza contare come hanno ridotto Angel... e con un solo calcio». Lo guardo come se fosse un vampiro da impalare «Tu cosa pensi di poter fare meglio di me?».
Lui si rabbuia «Niente!».
«Bravo - affondo il coltello nella ferita - ti faresti ammazzare, e io ti avrei sulla coscienza... sempre che io abbia ancora una coscienza». Serenity in the Murder parte e io insisto «E poi non saresti in grado di uccidere neppure volendo...».
«Cosa intendi dire? Io...», lo stoppo e ribatto «Ho strappato il cuore di un vampiro con le mie dita, tu ci riusciresti?».
Lui rimane zitto. Temo che tra un po' mi molli da sola al tavolino. Nel frattempo mi rendo conto che abbiamo parlato ad alta voce, troppo alta per la verità. Il locale si è svuotato. La barista si è chiusa dietro al bancone. Forse ha persino chiamato i Carabinieri. Mi alzo. Alex mi guarda «E adesso dove vai?».
«Camminiamo», impongo.

Ci infiliamo sotto un portico. Guardo le vetrine. Lui guarda la strada. Bella coppietta felice del cazzo. Sembriamo una coppia sposata da trent'anni, senza più niente da dire l'un l'altro, che sta insieme solo per abitudine. Ci fermiamo davanti a una armeria. Non so come ci siamo arrivati. L'immagine di Frate Tac che spara con la doppietta mi si proietta addosso come fosse un macigno. Quasi cado a terra. Lui mi sostiene «Tutto a posto?», parte Bitter Peace. Annuisco. Guardo un paio di carabine appese a una rastrelliera «Le sapresti usare?».

Alex annuisce. Mi è venuta un'idea per fare fuori i due stronzi senza lasciarli andare a zonzo indisturbati per troppo tempo «Portami da Padre Vincenzo». Lui mi guarda, la nostra vacanza è finita. Death Tone mi ispira. Lui sarà il braccio che non posso usare. Dovrà uccidere, e forse sarà pure felice di farlo, assieme a me.

Per chiunque sia in ascolto... Mi chiamo Clara e ho 16 anni.

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